Vision

 

“La bellezza salverà il mondo”

(Fëdor Dostoevskij)

Puntare alla bellezza nei propri progetti richiede studio, applicazione e sperimentazione. Allo stesso modo, essere “utenti del bello” necessita di un processo di formazione e comprensione che si affina solo con l’esercizio e l’esperienza. Tuttavia lo sforzo richiesto non è fine a se stesso: è una tensione culturale che ci dota di una dimensione spirituale più alta e probabilmente capace di “salvare il mondo”.

Pensate per un attimo al gioco dei Lego. Se avessimo tanti mattoncini ma di una sola forma, dimensione e colore, potremmo certamente costruire qualcosa di enorme; tuttavia la nostra capacità di espressione sarebbe costretta in una camicia di forza. Disponendo invece di tasselli assai variegati, le idee si scontrerebbero con un unico limite realizzativo: la nostra creatività. Questa, infatti, non è altro che la capacità di acquisire, collegare e combinare elementi (mattoncini) di natura e forma diversa.

Immaginate ora di sostituire il gioco dei Lego con la cultura, ed i suoi mattoncini con attività ed esperienze di carattere culturale. Anche in questo caso, la qualità delle idee sarebbe in stretta relazione con la nostra creatività e quindi, con la varietà delle attività ed esperienze rispettivamente svolte e vissute.

La cultura non è una forma di intrattenimento per pochi; non è un territorio dominato da un’élite; non è un vestito che indossiamo per mostrare al mondo quanto siamo smart; non è un diploma o un certificato grazie al quale le persone possano intuire quanti e quali musei abbiamo visitato o quanti e quali libri abbiamo letto; e soprattutto, non è un piedistallo dal quale snobbare gli altri. Troppo spesso assistiamo a questo uso improprio.

La cultura è quell’insieme di espressioni di eccellenza dell’intelletto umano, considerate collettivamente e poste tutte sullo stesso piano. Vale a dire che non hanno più ragione di esistere distinzioni tra serie A e B. Le scelte culturali devono essere pilotate esclusivamente dalla nostra curiosità interdisciplinare e non da retrograde classificazioni e contrapposizioni tra (come dicono gli anglosassoni) highbrow e lowbrow culture.

Irina Dzhul Photography
Irina Dzhul Photography

La buona notizia è che questo processo di democratizzazione della cultura è attualmente in corso, come chiaramente dimostrato da alcune personalità visionarie come quelle che seguono:

  • Una giornalista e conduttrice televisiva londinese – Pandora Sykes – ha scritto un articolo interessante riguardo al fenomeno del calendario Pirelli: “liquidarlo come una raccolta di pin-up – scrive Pandora – significherebbe fraintendere il suo ruolo e sottovalutare la sua rilevanza culturale … il calendario Pirelli, nato per rendere omaggio a donne di fama mondiale, è diventato da tempo un potente motore del pensiero progressista”.
  • Un architetto italiano – Massimiliano Fuksas – una volta dichiarò in un’intervista che, se la sua fonte di ispirazione si fosse limitata all’architettura, avrebbe trascorso il suo tempo a creare unicamente copie di edifici costruiti nel passato, anche se con materiali moderni.
  • Leonard Bernstein, dall’alto della sua straordinaria carriera di compositore, pianista e direttore d’orchestra, quando ad un concerto qualcuno applaudiva nel momento sbagliato (il peggior “reato” nel mondo della musica classica) non usava quell’atteggiamento snob che condanna la cultura a rinchiudersi entro i suoi confini elitari, ma esclamava: “finalmente in sala è entrata una persona nuova!”.
Stefan Gesell Photography
Stefan Gesell Photography

Immaginiamo ora come sarebbe il mondo se l’approccio innovativo e aperto di Sykes e la curiosità interdisciplinare e culturale di Fuksas fossero regolarmente incoraggiati ricevendo la stessa calorosa accoglienza che Bernstein riservava ai suoi nuovi spettatori! La cultura non sarebbe più considerata fine a se stessa, ma una fonte inesauribile di opportunità ed esperienze che la nostra creatività può combinare e ricombinare per ricavarne idee di qualità e soluzioni innovative.

Questa è la vision di VENUS Gallery: una piattaforma (non solo una rivista) per (contribuire a) svelare che la bellezza è solo la punta di un iceberg che nasconde davvero il potere di salvare il mondo.

 

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